Sito di Mario Di Pietro
E' dunque giunto il momento anche in Italia di confrontarsi con il
delicato tema dell'accessibilità dei siti web. Come già
accaduto negli Stati Uniti, anche in Italia il Governo, per voce del
Ministero della Funzione Pubblica, ha emanato la scorsa settimana una
direttiva per la costruzione dei siti web delle amministrazioni pubbliche.
E' soltanto una direttiva e non una legge, ma c'è da scommettere
che se verrà recepita creerà non poco sconquasso. Il documento
invita tutte le pubbliche amministrazioni a considerare il ruolo di
Internet come strumento comunicativo sia interno sia con l'esterno,
e ne sottolinea il valore strumentale di "tecnologia distribuita".
Alla
luce di queste considerazioni, esorta chi realizza i siti delle PA
a rispettare le norme di:
A. Usabilità, intesa come buona
organizzazione dei contenuti e della navigazione.
B. Accessibilità,
ovvero la possibilità di
rendere accessibile i contenuti dei siti ad utenti disabili o con
dotazioni tecnologiche ristrette.
Se l'usabilità è genericamente
un tema già
da tempo all'attenzione di chi realizza siti (o almeno dei più
seri fra essi), le raccomandazioni sull'accessibilità tengono
in questo caso conto dei documenti conclusivi della Conferenza Ministeriale
di Lisbona dell'Unione Europea del 20 Marzo 2000 e della conferenza
Ministeriale di Feira del 19 e 20 giugno 2000, nonché, naturalmente,
delle tecniche
per rendere i contenuti web accessibili stabilite dal WAI(Web Accessibility
Initiative), gruppo di lavoro del W3C.
Il documento ministeriale riassume
le linee guida in 10 punti, recependo di fatto in maniera sintetica
le 14 linee guida del WAI, e invita le Pubbliche Amministrazioni e
chi collabora alla realizzazione dei siti (e dunque le agenzie esterne)
a mettersi in regola entro i prossimi 6 mesi!!
Diciamo subito che la direttiva
ha delle carenze evidenti. Non solo sintetizza troppo le norme WAI,
ma ne tralascia in pratica i due aspetti migliori:
1. L'insieme di linee
guida di ausilio ai progettisti: ovvero, in poche parole, un'appendice
indispensabile per spiegare a chi realizza i siti come fare per rispettare
in pratica i criteri di accessibilità. In assenza di queste
linee guida, è prevedibile che nasceranno numerose e difformi
interpretazioni dei principi. Naturalmente, è possibile fare
riferimento ai documenti del WAI, ma questo riferimento non è previsto
esplicitamente.
2. L'articolazione delle norme in tre livelli di priorità,
di importanza decrescente.
Il documento del WAI, infatti, in maniera
molto lungimirante aveva identificato tre livelli di gravità nei
problemi relativi all'accessibilità,
e di conseguenza tre diversi livelli di adesione alle norme.
Priorità 1. Norme
che devono essere rispettate da tutti, pena l'impossibilità per
alcuni gruppi di utenti di accedere alle informazioni (livello A di
adesione)
Priorità 2. Norme che dovrebbero essere soddisfatte,
pena una difficoltà di accesso ad alcune informazioni da
parte di uno o più gruppi di utenti (livello AA)
Priorità 3.
Norme che potrebbero essere soddisfatte, con l'obiettivo di rendere
ancora migliore l'accesso a uno o più
gruppi di utenti (livello AAA).
Lo scopo appare evidente, ed è per una volta evidenziato
in modo molto pragmatico e tuttavia non riduttivo dallo stesso Jakob
Nielsen: poiché adeguare il sito al rispetto completo delle
norme è molto complicato, soprattutto per i siti esistenti
di una certa entità, la definizione delle priorità consente
almeno di iniziare a pensare al primo livello di compatibilità.
Il consiglio di Nielsen è quello di rendere compatibile subito
al livello A almeno l'home page e le pagine nuove.
In seguito, di avvicinare le pagine più frequentate allo stesso
livello, e iniziare a lavorare per la compatibilità per il
livello medio (AA), e così via.
Un approccio graduale, insomma,
che almeno ha il merito di togliere
agli sviluppatori l'alibi del "troppo lavoro", dell'impossibilità
pratica ad affrontare il problema.
Invece la questione è prima di tutto etica: le linee guida
del WAI possono effettivamente garantire la non esclusione dal mondo
internet di varie categorie di utenti disabili.
Esse si basano su due principi:
Garantire una trasformazione elegante
delle pagine.
Attraverso l'uso di tag ALT e LONGDESC e di descrizioni uditive è
possibile almeno rendere accessibili versioni alternative di immagini
e animazioni. E' inspensabile per garantire questo punto una buona
validazione del codice secondo direttive che purtroppo, in pratica,
non tutti i browser supportano in maniera conforme (le accuse degli
sviluppatori sembrano indirizzarsi insistentemente verso Netscape
4.7, mentre la versione 6 è decisamente migliore, ma anche
per gli altri browser c'è ancora della strada da fare).
Rendere
il contenuto navigabile e fruibile.
Le 14 linee guida articolate
sui tre livelli di priorità servono
proprio a questo. La conformità della pagina può essere
controllata gratuitamente con il validatore presente su www.cast.org/bobby,
il quale scorre il codice HTML alla ricerca di problemi di utilizzo
del codice.
E' bene però precisare che l'accessibilità non
può essere semplicemente verificata automaticamente. Infatti,
uno dei due principi cui fa riferimento, precisamente "rendere
il contenuto navigabile e fruibile", non può certo essere
stabilito da un programma. E, guarda caso, assomiglia molto alla
sintetica descrizione di un concetto che conosciamo già, ovvero...
l'usabilità!
Alla luce di queste considerazioni, è possibile anche definire
il rapporto che intercorre fra usabilità e accessibilità,
almeno per come viene definita dal WAI. Si tratta di un rapporto
di inclusione: l'accessibilità, per essere tale, deve includere
ANCHE l'usabilità, e, oltre a questo, implementare
alcune norme di buona codifica HTML.
Non è dunque vero,
come si sente alle volte, che l'accessibilità
è uno dei prerequisiti dell'usabilità. E' semmai vero
il contrario (l'usabilità è un prerequisito dell'accessibilità),
e ne consegue che rendere un sito accessibile è decisamente
più difficile che renderlo usabile. E comunque, per
rendere un sito accessibile, diventa indispensabile condurre dei
test di usabilità.
L'usabilità, dunque, si dimostra ancora una volta fondamentale
per un accesso più democratico al web, contrariamente
a quanto sostengono certe accuse di conservatorismo che periodicamente
si vede affibiare da chi, forse, ha altre preocccupazioni e non la
conosce poi troppo bene.
Ma quanto difficile è rendere un
sito accessibile? Quante
rinuncie si debbono fare? In realtà, dipende. Dipende dal livello
cui ci si vuole uniformare. Seguendo i consigli di Nielsen, per esempio,
non ci sono poi troppe rinuncie da fare per rendere una pagina conforme
al primo, più serio livello di priorità. La home
page di Usabile.it, per esempio, che non è stato progettato
per l'accessibilità, è ora perfettamente aderente
al Livello A delle norme. E l'apparenza è assolutamente
identica a prima. Non vi sono dunque rinunce così pesanti
da fare: qualunque
pagina compatibile con un browser di terza generazione può facilmente
essere resa accessibile. Le rinunce più dolorose, probabilmente,
riguardano l'interattività client-side (essenzialmente tramite
l'uso di script Javascript: viene richiesto il tag <NO SCRIPT>,
che ovviamente può non bastare per fornire alternative a
contenuti dinamici). Ma si tratta di funzionalità che possono
spesso essere tranquillamente sostituite con una buona programmazione
server-side e con l'uso di programmi CGI.
Per farsi una prima idea delle difficoltà che si incontrano
possono esser utili i quick
tips (consigli rapidi) del WAI.
Per concludere, va notato che negli
Stati Uniti l'accessibilità
è considerata un vero e proprio diritto civile (come di
fatto è) dalle associazioni dei disabili, che dopo varie battaglie
hanno ottenuto che, con la normativa denominata sezione
508, tutti i siti e le intranet della governative siano conformi
alle norme sull'accessibilità. Questo ovviamente è anche
un vantaggio per il governo, che ha tutto l'interesse che un dipendente
disabile riesca ad utilizzare proficuamente il sistema informativo
interno ed esterno durante il lavoro. La norma dà tempo agli
sviluppatori fino al 21 giugno 2001 affinché si adeguino.
Sebbene questa regola non valga per il settore privato, tutte le agenzie
che riceveranno incarichi dalle pubbliche amministrazioni (ricerche,
consulenze), se richieste di mettere a disposizione del pubblico i
dati risultanti dall'incarico, lo dovranno fare in parti del proprio
sito realizzate seguendo la stessa norma.
Una lista di chiarimenti su questo argomento (in lingua inglese) è
disponibile
on-line seguendo questo link.
Il
sito web dell' Educazione Razionale Emotiva è stato
ristrutturato adeguando tutte le pagine informative ai livelli di accessibilità raccomandato
dagli organismi internazionali (il W3C); è stato sviluppato seguendo
le linee guida del WAI (Web Accessibility Iniziative).
Questo nuovo layout tiene conto e soddisfa quelli che saranno, i possibili punti
di controllo del decreto attuativo della Legge 9 gennaio 2004, n. 4 - Disposizioni
per favorire l'accesso indistintamente a tutti agli strumenti informatici.