Sito di Mario Di Pietro
In questi ultimi anni le conoscenze cliniche e le procedure diagnostiche
riguardanti i disturbi comportamentali dell'età evolutiva si
sono sempre più approfondite e perfezionate consentendo la
sperimentazione di interventi clinici integrati che includono il coinvolgimento
dei genitori e di altre agenzie educative. Nella breve presentazione
che segue cercherò di illustrare come sia possibile ottenere
la collaborazione attiva dei genitori attraverso apposite procedere
di formazione e addestramento. Quanto verrà descritto si riferisce
in particolare al lavoro con genitori di bambini che manifestano i
tre principali disturbi comportamentali: disturbo da deficit d'attenzione
e iperattività, disturbo oppositivo provocatorio, disturbo
della condotta.
Nella maggior parte dei casi i genitori di un bambino con disturbo
del comportamento si trovano a non essere sufficientemente preparati
nell'affrontare la vasta gamma di difficoltà in cui si imbattono
nel crescere il proprio figlio. Alcune volte non si rendono conto
di contribuire esse stessi a creare problemi nel bambino a causa del
loro personale disagio psicologico, altre volte invece le difficoltà
possono aumentare a causa della disinformazione, o della cattiva informazione,
in materia di pratiche educative. Dopo aver fatto ricorso per anni
a una formazione dei genitori basata essenzialmente sulle teorie dell'apprendimento
sociale, sono giunto ad apportare alcune sostanziali modifiche a tali
procedure introducendo strategie basate sulla teoria e la prassi della
psicoterapia razionale-emotiva. Essendo stati i risultati fin dall'inizio
incoraggianti, l'intervento è stato sistematizzato in una
procedura strutturata denominata Rational-Emotive Parent Training
(REPT)
Insegnare ai genitore il modello dell'emozione utilizzato nella psicoterapia razionale-emotiva. Si tratta di guidarli ad apprendere che la causa dei loro stati d'animo negativi, di collera, ansia, depressione, risiede non tanto negli eventi che si verificano, ma nella rappresentazione mentale di tali eventi, cioè dal modo in cui essi vengono percepiti, interpretati e valutati. L'intento è quello di far sperimentare ai genitori che possono essere in grado si superare i propri problemi emotivi, evitando che essi si ripercuotano sul comportamento del bambino
Mostrare ai genitori come applicare il modello dell'emozione ai problemi emotivi del bambino, affinché siano in grado di aiutarlo a imparare a pensare razionalmente e dominare gli stati d'animo negativi anziché esserne sopraffatto.
Far acquisire ai genitori le informazioni necessarie per comprendere meglio il comportamento del bambino e correggere eventuali convinzioni erronee in fatto di pratiche educative.
Insegnare ai genitori abilità di problem solving e procedure di modificazione del comportamento per affrontare i problemi presentati dal bambino
L'intervento, nella sua forma più completa, si articola attraverso una serie di 12 incontri della durata di 90 minuti ciascuno. Le dimensioni del gruppo può variare da 5 a 12 persona. La quantità ottimale è di circa 10-12 partecipanti, in quanto un gruppo di tali dimensioni consente di ricoprire una vasta gamma di situazioni e nello stesso tempo offre a tutti la possibilità di assumere una parte attiva nelle discussioni. Quando partecipano al gruppo entrambi i genitori possono essere incluse fino a 18 persone. In questo caso è però preferibile estendere la durata di ogni incontro a due ore. Di seguito vengono descritti i principali contenuti rientranti nel REPT.
Partendo dal presupposto che è molto
difficile per un adulto insegnare a un bambino come superare le emozioni
negative se egli stesso non ha acquisito una certa padronanza in tale
abilità, la prima parte del REPT si propone di aiutare il genitore
a capire e trasformare quegli aspetti della propria emotività che
influiscano negativamente con una corretta pratica educativa. Se i
genitori imparano a calmare se stessi saranno maggiormente in grado
di influenzare positivamente i propri figli favorendo in essi l'acquisizione
di modi positivi di pensare, di sentirsi e di comportarsi.
In questa fase del training i genitori apprendono a :
individuare le proprie reazioni emotive inadeguate;
individuare i propri modi di pensare abituali;
correggere e trasformare le modalità di pensiero disfunzionali;
praticare nuovi modi di pensare più adeguati in situazioni di stress.
Alcuni atteggiamenti disfunzionali che vengono presi in considerazione sono la tendenza, da parte del genitore, a biasimare e condannare il bambino per i suoi comportamenti indesiderabili, oltre alla tendenza a doverizzare e ad esigere in modo assoluto che il bambino si comporti in un certo modo, con le conseguenti reazioni di rabbia e di ostilità. Altri errori di pensiero affrontati riguardano la tendenza ad anticipare secondo modalità catastrofizzanti il possibile verificarsi di qualche evento negativo per il bambino, con conseguenti reazioni di apprensione e iperprotettività.
La maggior parte dei genitori tende ad effettuare valutazioni globali su di sé o sui figli, etichettando spesso il proprio bambino come "cattivo", "maleducato", "disobbediente". Per questo è importante che i genitori imparino a correggere gli errori di ipergeneralizzazione e a distinguere le valutazioni sul comportamento da quelle sulla persona. Le principali idee che vengono trasmesse ai genitori sono:
valutare globalmente se stessi o gli altri è un meccanismo controproducente che ostacola il benessere emotivo.
il nostro valore come persone non dipende dalle nostre prestazioni (ad esempio da come ci comportiamo come genitori)
il valore di un bambino non dipende da quanto riesce bene in certe cose (ad esempio la scuola);
Il bambino spesso considera certe situazioni come frustranti
in quanto non può ottenere ciò che vuole o perché
gli vengono fatte richieste per lui sgradevoli. La bassa tolleranza
alla frustrazione insorge quando il bambino ritiene che una situazione
sarà troppo fastidiosa ingigantendo l'importanza di evitare il
disagio:
In questa fase del REPT vengono discussi diversi metodi attraverso cui
il genitore può aiutare il bambino a superare la bassa tolleranza
alla frustrazione:
Fornendo un esempio positivo e affrontando con calma la propria frustrazione (evitando ad esempio di infuriarsi quando il bambino si comporta in modo disobbediente).
Mostrando di capire i sentimenti di frustrazione del bambino e fornendo una valutazione razionale dell'evento. Un genitore potrà, ad esempio rivolgersi al bambino dicendo "Hai perso la partita e so che ti dispiace, comunque giocare è stato divertente e non è la fine del mondo se hai perso, potrai vincere un'altra volta".
Manifestando fiducia nei confronti del bambino quando questi si trova a fronteggiare un evento frustrante. Ad esempio il genitore potrà dire: "Le persone non sempre si comportano in modo giusto, ma io so che tu puoi imparare ad affrontare anche questo".
Incoraggiando e manifestando apprezzamento quando il bambino mostra maggior capacità di aspettare il conseguimento di qualche gratificazione o di affrontare qualcosa di spiacevole. Il genitore potrà, ad esempio dire: "Vedo che ti sei impegnato molto anche se era molto difficile...".
Vengono illustrate le procedure fondamentali per la gestione delle contingenze
di rinforzo e i metodi di estinzione dei comportamenti indesiderabili.
Ricorrendo a numerosi esempi tratti dalle problematiche presentate dagli
stessi genitore, vengono spiegate, con un linguaggio il più possibile
semplificato, le tecniche per "ricompensare" i comportamenti
adeguati e "ignorare" quelli volti a ottenere in modo inappropriato
l'attenzione degli adulti. Viene inoltre posta enfasi sul concetto di
apprendimento, dimostrando come certi comportamenti indesiderabili possono
essere eliminati facendo sì che il bambino possa apprendere forme
alternative di comportamento.
Il problem solving razionale-emotivo.
Si tratta di una procedura che viene applicata nella fase finale del
training, quando ai genitori viene data la possibilità di mettere
assieme tutto ciò che hanno appreso negli incontri precedenti
per applicarlo ai problemi che possono incontrare nella vita di ogni
giorno nel rapporto col bambino. Questa procedura è suddivisa
in due parti:
1: Esaminare il problema dal
punto di vista del bambino.
I genitori imparano a porsi le seguenti domande:
Quali sono i comportamenti problematici osservabili?
Qual è lo scopo che vuole raggiungere il bambino?
Quali sono i probabili pensieri o convinzioni del bambino?
Quali sono i probabili sentimenti del bambino?
Come vorrebbe il bambino che io reagissi?
2: Esaminare il problema dal
punto di viste del genitore.
I genitore imparano a porsi le seguenti domande:
Quali sono i miei obiettivi a breve e a lungo termine in questa situazione?
Quali sono i miei pensieri e le mie convinzioni riguardo a ciò che sta accadendo?
Quali sono i miei sentimenti?
Come posso mettere in discussione i miei convincimenti irrazionali e quali possono essere alcuni pensieri razionali alternativi?
Come posso agire per aiutare il bambino?
Anche se un resoconto dettagliato sui contenuti e sulle modalità
di realizzazione del programma è al di là degli intenti
di questa breve esposizione, desidero concludere considerando alcuni fattori
necessari per rendere efficace un programma di REPT.
Innanzitutto è bene effettuare un ssessment delle principali convinzioni
disfunzionali presenti tra i genitori che partecipano al training. Ciò
sarà utile per conoscere quali sono i nuclei cognitivi disfunzionali
su cui tornare più spesso durante gli incontri iniziali. Possono
risultare utili, come strumenti d'indagine alcuni questionari sulle convinzioni
irrazionali messi a punto dall'Istituto di Terapia Razionale-Emotiva di
Verona.
Durante le discussioni ci si dovrebbe rivolgere il più possibile
a esempi pratici che siano pertinenti con le problematiche presentate
dai partecipanti. E' bene ricordare che i genitori vogliono imparare a
risolvere i loro problemi educativi e non ascoltare dotte dissertazioni
sulla psicologia del bambino.
Tra un incontro e l'altro è della massima importanza assegnare
ai genitori qualche "compito per casa" per consentire loro di
far pratica su ciò che è stato appreso. Al riguardo sarà
bene disporre di prospetti informativi e di un apposita modulistica per
le esercitazioni e le sperimentazioni da attuare a casa propria.
Alcuni argomenti costituiscono delle problematiche ricorrenti nella maggior
parte delle famiglie: il bambino che rifiuta di fare i compiti da solo,
i litigi tra fratelli, le manifestazioni di aggressività verso
i coetanei, i comportamenti sgradevoli quando si è in visita da
amici o parenti, la lentezza nel prepararsi quando si deve uscire ed altre
difficoltà attinenti la cosiddetta disciplina. Questi argomenti
andranno quindi affrontati più volte nel corso degli incontri per
facilitare nei genitori l'acquisizione di una maggior padronanza nell'utilizzare
determinate procedure di fronteggiamento. Oltre alle modificazioni comportamentali
del bambino, un decremento nella frequenza con cui i genitori esperiscono
reazioni emotive di collera, sconforto, colpa e ansia, sarà il
principale parametro per valutare la riuscita di un intervento di REPT.