Sito di Mario Di Pietro
Il deficit dell’attenzione
è un problema neurologico che interessa il bambino fin dai primi
mesi di vita, che si protrae nell’infanzia, nell’adolescenza
e nell’età adulta. Può presentarsi in associazione
all’iperattività e in questo caso si parla di deficit dell’attenzione
con iperattività. Le caratteristiche distintive sono rappresentate
da difficoltà di attenzione, impulsività e iperattività,
questi tre elementi possono essere presenti in proporzione variabile.
I bambini interessati da questo problema fanno molta fatica a mantenere
l’attenzione e a concentrarsi, hanno la tendenza ad agire senza
pensare a quello che stanno facendo, hanno delle difficoltà a
modificare il loro comportamento sulla base dei loro errori e non riescono
a stare tranquillamente seduti per lunghi periodi di tempo.
Per avere rilevanza clinica, la comparsa di alcune di queste manifestazioni
deve aver luogo prima dei sette anni ed essere presente da almeno sei
mesi. In altri termini, un bambino non sviluppa un problema di deficit
dell’attenzione da un giorno all’altro, la presenza dei
sintomi deve, infatti, protrarsi per un periodo relativamente lungo.
Non esistono due bambini con deficit dell’attenzione con le stesse
identiche caratteristiche, ad esempio, un bambino può avere difficoltà
a concentrarsi ed essere impulsivo senza essere iperattivo. Ciò
che è essenziale in fase di valutazione iniziale è l’analisi
del comportamento del bambino e la sua storia familiare.
Malgrado nella terminologia clinica venga usato il termine “disturbo”,
va precisato che buona parte di questi bambini, se aiutata tempestivamente
con interventi educativi, riesce ad avere una vita scolastica e sociale
adeguata.
L’incidenza non è definibile in maniera univoca poiché
si riscontrano in diversi Paesi differenze nei criteri impiegati nella
diagnosi e nei metodi di valutazione. Diverse ricerche riportano che
il problema da deficit dell’attenzione interessa il 5-6% dei bambini
in età scolare. Questa condizione è più diffusa
tra i maschi che tra le femmine (rapporto 3:1 nella popolazione generale
e 9:1 nella popolazione clinica), nelle bambine è spesso diagnosticata
in un’età superiore rispetto ai bambini.
Spesso in movimento con le mani o con i piedi, continuamente agitato da seduto (adolescenti e adulti possono riferire senso di irrequietezza
Ha difficoltà a rimanere seduto quando gli viene richiesto di farlo
Si fa facilmente distrarre da altri stimoli
Ha difficoltà ad attendere il proprio turno nei giochi o nelle attività in gruppo
Ha difficoltà a seguire le istruzioni che gli vengono date, per esempio, non riesce a finire un compito assegnato
Non riesce a mantenere l’attenzione nelle attività scolastiche e di gioco
Passa da un’attività ad un’altra senza concluderne una
Fa fatica a giocare in modo tranquillo
Spesso parla eccessivamente rispetto ai coetanei
Interrompe o si intromette in modo inadeguato, per esempio, si mette bruscamente in mezzo mentre altri bambini giocano o degli adulti parlano
Perde o dimentica il necessario per attività a casa o a scuola (giocattoli, matite, libri, tuta, compiti)
Spesso fa cose pericolose senza pensare alle conseguenze (non di proposito o per fare qualcosa di eccitante) come correre in strada senza guardare
Le cause non sono ancora del tutto chiare,
esistono, tuttavia, dati che confermano il ruolo importante di fattori
genetici (generalmente in linea maschile), prenatali, fisici ed ambientali.
L’ipotesi maggiormente accreditata sottolinea una disfunzione neurologica
causata da sottopresenza neurochimica cerebrale. Le ridotte quantità di
neurotrasmettitori cerebrali rallenterebbero la trasmissione dei messaggi intercellulari.
Le ricerche dimostrano che la presenza di questo problema è più facilmente
rilevabile in parenti biologici di primo grado.
Il deficit dell’attenzione influenza la sfera familiare, scolastica e sociale del bambino.
I bambini con queste caratteristiche sono alla continua ricerca di attenzione,
dimenticano facilmente le richieste, perdono costantemente le loro cose,
sono disorganizzati e sempre in movimento. A volte mangiano e dormono
poco, possono presentare forme allergiche e sensibilità alla luce
e ai suoni.
Hanno difficoltà ad andare d’accordo
con fratelli e sorelle e con i coetanei, si sentono frustrati con facilità e
si oppongono ai cambiamenti delle loro abitudini.
Gli interventi più efficaci nel migliorare la serenità familiare
sono basati sull’acquisizione e il miglioramento delle abilità sociali
da un lato e sulla modificazione del comportamento dall’altro.
Nei bambini con deficit dell’attenzione si evidenziano spesso difficoltà di apprendimento, come deficit di memoria a breve termine, problemi di coordinazione, calligrafia illeggibile, difficoltà di linguaggio, di lettura, ortografia, calcolo, problemi di elaborazione delle informazioni visive e uditive. La memoria a breve termine riveste un ruolo cruciale nell’ apprendimento, la sua compromissione porta a difficoltà di acquisizione di nuove informazioni rendendone problematica la ritenzione e di conseguenza l’apprendimento. Sono comuni in questi bambini difficoltà di elaborazione di informazioni visive ed uditive, causate da un funzionamento inefficace del sistema nervoso centrale. Le informazioni verbali “entrano da un orecchio ed escono dall’altro”, mentre quelle visive si traducono in errori di copiatura ed omissioni delle ultime sillabe di una parola e delle ultime parole di una frase durante la lettura. L’uso di espressioni verbali e scritte molto semplici sono un’ulteriore conseguenza di un deficit nella memoria a breve termine. Più del 60% dei bambini con disturbo da deficit dell’attenzione presenta difficoltà nelle fasi iniziali di produzione del linguaggio, come problemi di articolazione, balbettio, costruzione delle frasi molto semplice (uso improprio della sintassi e della grammatica, dei sostantivi, dei verbi, degli aggettivi, degli avverbi) ed errori nel posizionamento di lettere in una parola o di parole in una frase (per esempio: “psighetti” invece di “spaghetti” o “Io palla prendo” invece di “Io prendo la palla”). La comprensione del linguaggio avviene in modo corretto, ma la capacità di espressione non è ottimale. Difficoltà nella produzione del discorso sono tipiche di bambini in età prescolare, mentre i disturbi del linguaggio sono evidenti in bambini in età scolare. Sono spesso presenti problemi di coordinazione, come nell’equilibrio, postura, lanciare, calciare, afferrare, allacciare le scarpe, abbottonarsi, scrivere e disegnare. Queste difficoltà richiedono un costante esercizio quotidiano per essere contrastate. Il bambino non riesce a mantenere l’attenzione abbastanza a lungo da elaborare e trattenere correttamente le informazioni uditive, per questo sono spesso presenti lacune nell’acquisizione delle abilità di base. Interventi mirati a migliorare il funzionamento del bambino nelle aree considerate sono estremamente importanti per il bambino.
I bambini
con deficit dell’attenzione sono spesso poco abili socialmente.
La scarsa padronanza delle regole esplicite ed implicite della comunicazione
impedisce la corretta interpretazione dei messaggi non verbali. Farsi
degli amici e mantenere con loro delle relazioni soddisfacenti diventa
spesso difficile. La scarsa tolleranza alle frustrazioni è il
motivo che spiega il frequente comportamento capriccioso e la facilità con
cui il bambino mette il broncio.
Sono spesso presenti inflessibilità ed incapacità di adattarsi
ai cambiamenti, tanto pronunciate da impedire la presa di decisioni e la loro
attuazione.
In questi bambini i problemi di autostima sono influenzati sia da fattori primari
sia secondari. Inizialmente non sviluppano un appropriato concetto di sé ed
hanno difficoltà di relazione con i familiari e con i coetanei. La successiva
mancanza di successi scolastici, sportivi e sociali peggiora le difficoltà iniziali
del bambino aumentando il rischio di essere facilmente influenzato dagli altri
durante l’adolescenza. Il farsi guidare e trascinare dal gruppo dei coetanei
aumenta la probabilità di trovarsi in situazioni problematiche. Sentimenti
di inadeguatezza, ansia e depressione sono, pertanto, conseguenze possibili.
Una percentuale pari al 30% evolve in un disturbo della condotta o in un disturbo
oppositivo-provocatorio.
Le ricerche compiute in questo ambito dimostrano che la forma di intervento più efficace deve agire su più fronti e comprendere:
Consulenza e sostegno ai genitori
Terapia del comportamento
Neurofeedback (EEG Biofeedback)
Consulenza alla scuola su strategie comportamentali
Training di abilità sociali
Interventi di potenziamento dell’apprendimento
Interventi cognitivo-comportamentali per incrementare l’autostima
Non esistono soluzioni magiche per questo problema, ma la sua gestione
è possibile. Il solo impiego di farmaci non basta a migliorare
tutti gli aspetti associati, il trattamento si basa per il 90% su interventi
educativi e per il 10% su interventi farmacologici. E’ da evitare
il ricorso a sedativi, in quanto peggiorerebbero la situazione sia a livello
comportamentale sia cognitivo.
Non è mai stato dimostrato che la psicomotricità sia efficace
con questi bambini, anche se nel nostro Paese si tende a farne ancora
ampio uso. Lo yoga e la musica si sono rivelate di qualche utilità
nel favorire la concentrazione.
Il deficit dell’attenzione, se non trattato, può creare problemi
rilevanti nell’autostima della persona interessata. I bambini devono
essere incoraggiati a sviluppare il loro potenziale, mettendoli in grado
di aumentare la loro efficacia.
La costanza, l’impegno e il tempo unitamente a interventi terapeutici
validi che agiscono su tutti gli aspetti del problema permettono a questi
bambini di spezzare il circolo vizioso di frustrazione ed insuccesso e
di aumentare considerevolmente abilità personali e autostima.
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Adottare una dieta sana può aiutare i bambini con ADHD
(Da Medscape Medical News > Psychiatry )
Megan Brooks, Scrittrice freelance per Medscape, traduzione italiana Dr.ssa Valentina Parma