Sito di Mario Di Pietro
Durante una prima esperienza di lavoro in un consultorio familiare pubblico avevo avuto occasione di constatare che cio' che aiutava maggiormente le gestanti ad affrontare abbastanza serenamente il parto non era tanto la messa in pratica di certe tecniche di rilassamento (piu' o meno autogene) apprese durante il corso di preparazione, ma il fatto di aver partecipato a momenti di discussione e di confronto con altre donne. Tali momenti di dialogo portavano le partecipanti a superare timori ed ansie aiutandole a costruirsi un senso di autoefficacia (Bandura, 1977). In pratica cio' che avveniva durante tali incontri era una ristrutturazione cognitiva. Se questo elemento "aspecifico", quindi non appositamente previsto, era cio' che rendeva utile il corso di preparazione al parto, valeva la pena di potenziarlo introducendolo appositamente come componente essenziale. Ne e' derivato il metodo a cui e' stato dato il nome di training razionale-emotivo.
Come si puo' intuire dalla sua denominazione,
la procedura che viene descritta e' un'applicazione della RET alle
problematiche psicologiche che puo' presentare la donna in gravidanza.
E' bene precisare subito che la gestante non e' da considerare una
paziente (anche se un'eccessiva medicalizzazione della gravidanza spesso
porta la donna ad essere considerata come tale), quindi cio' che viene
attuato, piu' che una psicoterapia e' un training volto a far acquisire
la capacita' di vivere con emozioni il piu' possibile positive una
situazione coinvolgente come quella della gravidanza e del parto. L'intervento
si realizza aiutando le gestanti a individuare e ad eliminare gli errori
di percezione, interpretazione e valutazione che possono determinare
e mantenere stati emotivi di ansia, depressione od ostilita'. Questa
procedura puo' quindi essere considerata un'evoluzione dei vecchi metodi
di psicoprofilassi ostetrica basati quasi esclusivamente su procedure
di rilassamento.
L'intervento viene attuato attraverso tre distinti moduli finalizzati all'apprendimento
di abilita' di fronteggiamento (coping skills): il modulo di ristrutturazione
cognitiva razionale, il modulo di addestramento assertivo e il modulo di rilassamento.
Nell'utilizzo di questo metodo di preparazione al parto si cerca di dare alla
donna una visione realistica della gravidanza e del parto evitando di creare
aspettative idealizzanti. Spesso in alcuni corsi di psicoprofilassi ostetrica
viene indotta nella donna una sorta di mistica del parto, rafforzata da certe
immagini fuorvianti che compaiono in quelle riviste patinate pubblicizzanti l'industria
delle nascite. Quando poi la donna affronta la realta' della nostra situazione
ospedaliera si viene a trovare completamente impreparata. Per tale ragione nel
traing razionale-emotivo si cerca di fornire alla gestante anche una sorta di "stress
inoculation", ossia una praparazione ad affrontare adeguatamente anche un'eventuale
degenerazione in senso stressogeno della situazione che precede e segue il parto.
L'intervento si presta ad essere attuato sia in strutture pubbliche che in centri
privati. Per quanto riguarda il materiale necessario si dovra' disporre di materassini,
di un videoregistratore o di un proiettore di diapositive e di una lavagna. Il
conduttore dovra' inoltre essere in possesso dell'apposita modulistica e dei
fogli di istruzioni da distribuire alle partecipanti per attivita' di automonitoraggio
e per altri esercizi da effettuare a casa.* L'ambiente dovra' essere abbastanza
isolato da rumori esterni e la stanza sufficientemente ampia. E' da evitare una
disposizione tipo aula scolastica, sara' bene invece che le partecipanti e il
conduttore si dispongano in cerchio.
Il numero ideale di partecipanti e' compreso tra 5 e 12, un numero minore non
consentirebbe di far emergere una quantita' sufficiente di tematiche da esaminare,
mentre un numero maggiore non permetterebbe a tutti una partecipazione attiva.
Prima di essere inserita nel training ogni donna ha prima un colloquio individuale
con lo psicologo, inoltre compila un questionario informativo e le vengono sottoposte
le scale primarie del CBA (Sanavio et all.,1986). A coloro che presentano problematiche
psicologiche di una certa gravita' viene consigliato un ciclo di sedute individuali
di psicoterapia RET.
Per quanto riguarda invece il numero di incontri del training, pur non essendo
necessario prestabilirlo in modo rigido, possono essere sufficienti da 10 a 12
incontri con scadenza settimanale. La durata di ogni incontro puo' essere di
un'ora se il gruppo non supera gli 8 partecipanti, altrimenti e' bene estendere
la durata a 90 minuti.
Puo' essere utile includere nel training anche la fase informativa della preparazione
delle gestanti in cui, con la collaborazione di un'ostetrica e di un ginecologo,
vengono fornite indicazioni sugli aspetti fisiologici della gravidanza e del
parto. A questa fase informativa sarebbe auspicabile partecipassero anche i partner
delle gestanti. Spesso questi momenti di informazione costituiscono degli utili
spunti per la ristrutturazione cognitiva.
Attraverso questa componente del training le partecipanti apprendono a modificare quei processi cognitivi disfunzionali caratterizzati da immagini mentali negative, considerazioni catastrofizzanti, pensieri assolutistici. La ristrutturazione cognitiva razionale viene attuata attraverso le seguenti fasi:
Automonitoraggio dei pensieri e delle immagini mentali collegate a momenti di tensione emotiva.
Verifica dell'accuratezza e della veridicita' di questi pensieri e di queste immagini mentali.
Apprendimento di nuove modalita' di immaginare, interpretare e valutare gli eventi.
Pratica di queste abilita' cognitive sia attraverso l'allenamento immaginativo che l'esercitazione in situazioni reali.
Esempio:
Giulia riferisce di provare ansia in quanto
teme di trovarsi da sola in casa quando comincera' ad avere le doglie.
Nella discussione che ne segue il problema viene ricostruito secondo il
modello ABC della RET.
A: Situazione: Immaginare
di essere da sola al momento delle doglie
B: Pensieri:
Non ci sarà nessuno ad aiutarmi, non riuscirò ad affronatere
la situazone, sarà una cosa orribile.
C: Emozione:Ansia
Approfondendo la discussione emerge che alla base di questi pensieri
c'e la seguente convinzione irrazionale:
"Nelle situazioni difficili bisogna sempre avere qualcuno su cui
contare ed e' una cosa orribile se non c'e' nessuno che ci possa aiutare".
Ne segue una messa in discussione di tale convinzione disfunzionale
con la partecipazione attiva di altri membri del gruppo. Viene inoltre
avviato un processo di problem solving per individuare tutte le possibili
iniziative che Giulia potrebbe intraprendere qualora si trovasse da
sola all'inizio delle doglie. Intravedere delle possibilita' concrete
di soluzione aiuta ulteriormente Giulia a decatastrofizzare l'evento
temuto.
Hanno difficoltà ad andare d’accordo
con fratelli e sorelle e con i coetanei, si sentono frustrati con facilità e
si oppongono ai cambiamenti delle loro abitudini.
Gli interventi più efficaci nel migliorare la serenità familiare
sono basati sull’acquisizione e il miglioramento delle abilità sociali
da un lato e sulla modificazione del comportamento dall’altro.
A volte puo' capitare che il modo di interagire
del personale sanitario, specialmente nelle strutture pubbliche, sia caratterizzato
da poca disponibilita' e scarsa sensibilita' per i bisogni della donna
che sta per partorire o che ha appena partorito. Per questo motivo si
e' giudicato opportuno inserire nella procedura di preparazione al parto
un addestramento all'assertivita' che metta la donna in grado di far valere
meglio i propri diritti.
Questa parte del training e' finalizzata all'apprendimento delle seguenti abilita'
di comunicazione:
comunicare in modo diretto sentendosi a proprio agio;
chiedere cio' che si desidera ottenere per soddisfare le proprie preferenze;
affermare il proprio disaccordo;
insistere per un trattamento equo;
fronteggiare situazioni conflittuali e interlocutori difficili.
Tali abilita' vengono acquisite attraverso le seguenti fasi:
Riconoscimento e discriminazione dei tre stili di comunicazione (aggressivo, passivo, assertivo).
Individuazione delle situazioni che richiedono assertivita'.
Apprendimento di specifiche tecniche assertive.
insistere per un trattamento equo;
Pratica delle tecniche assertive durante gli incontri e in situazioni reali.
Esempio:
Durante un incontro viene sollevato il seguente problema. Nei reparti
di ostetricia a volte le puericultrici per evitare che i neonati piangano
durante la notte somministrano loro un biberon con acqua zuccherata.
Alcuni neonati si abituano presto alla tettarella del biberon ed incontrano
difficolta' successivamente ad attaccarsi al capezzolo della madre.
In seguito a cio' spesso si passa frettolosamente all'allattamento
artificiale perdendo l'occasione di un piu' sano allattamento naturale.
Il problema viene discusso con le partecipanti al training, dopo di
che viene presentata una tecnica assertiva denominata messaggio in prima persona
("I- message") per comunicare in modo efficace al personale sanitario
le proprie preferenze. La tecnica viene prima dimostrata dal conduttore poi tutte
le partecipanti si esercitano a metterla in pratica.
Il metodo di preparazione al parto che e' stato presentato e' una piu'
recente rielaborazione di una procedura messa a punto dall'autore alcuni
anni fa in alcuni consultori pubblici (Di Pietro, 1984). Una delle motivazioni
a persistere con questa procedura e' derivata dalla constatazione della
scarsa efficienza con cui vengono spesso condotti i corsi di preparazione
al parto nelle strutture pubbliche. Se si tiene conto delle risorse
e del tempo investito, i risultati sono in effetti piuttosto deludenti.
A riprova della scarsa efficacia di questi corsi c'e' anche la testimonianza
di diverse psicologhe di consultori familiari pubblici che dopo aver
preparato per anni gruppi di donne col cosiddetto training autogeno
respiratorio, quando esse stesse si sono trovate a partorire hanno ricevuto
ben poco beneficio dall'utilizzo di tale metodo. Inoltre la maggior
parte degli studi che si propongono di dimostrare l'efficacia del training
autogeno respiratorio contengono delle inadeguatezze nel disegno sperimentale.
In questi studi vengono infatti utilizzati gruppi di controllo che includono
soggetti che non hanno seguito alcun corso. Cio' invalida i dati della
ricerca in quanto non si tiene in considerazione l'influenza di alcune
variabili soggettive. Infatti la donna che sceglie di partecipare ad
un corso di preparazione al parto avra' probabilmente convinzioni diverse
nei confronti del parto rispetto a chi decide di non partecipare ad
alcuna preparazione. Tale sistema di convinzioni potra' influenzare
le reazioni emotive e comportamentali della donna indipendentemente
da quanto viene impartito durante il corso.
Per quanto riguarda il training razionale-emotivo, essendo ancora poco
diffuso in Italia non si dispone di una casistica sufficientemente ampia
per un'elaborazione statistica delle variabili. Le tecniche che di esso
fanno parte sono state pero' accuratamente studiate e la loro validita'
e' stata dimostrata in paesi anglosassoni dove esiste una maggiore sensibilita'
per l'utilizzo di metodi che nell'ambito della psicologia clinica abbiano
una validita' scientifica (Meichenbaum e Turk, 1976; Melamed e Siegel,
1983). Si puo' solo auspicare che in un prossimo futuro tale sensibilita'
si diffonda maggiormente anche nel nostro Paese e che quindi si accetti
di mettere a confronto metodi diversi di preparazione al parto al fine
di scegliere cio' che consente di operare con maggiore efficienza ottimizzando
le risorse ed evitando gli sprechi.
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