Sito di Mario Di Pietro
L'attuale pregiudizio contro le persone con un
peso abbondante è in
gran parte il risultato del business che ruota attorno alla magrezza. Siamo
psicologicamente condizionati da coloro che gestiscono il giro di miliardi
che ruota attorno al culto della magrezza. Ci auguriamo che questi brevi
note possano dare sollievo a molte donne afflitte dall’idea di avere
qualche chilo di troppo.
Innanzitutto è bene ricordare che il culto
della magrezza è soprattutto
un fenomeno di costume che ben poco ha a che fare con il vero benessere psicofisico
della donna. Ad un convegno internazionale sui disturbi alimentari psicogeni è emerso
che buona parte delle modelle (anche alcune “top”) hanno un fisico
da anoressiche. Esaminando il loro corpo messo a nudo, non si distingueva
da quello di alcune donne internate nei campi di concentramento nazista.
C’è da chiedersi, allora, come mai si è diffuso in questi
ultimi tempi un senso dell’estetica femminile ai limiti della patologia.
La risposta crediamo sia possibile trovarla considerando il commercio che
ruota attorno a questo culto della magrezza. Basti pensare ai miliardi che
vengono spesi in prodotti dimagranti, palestre, accessori ginnici, massaggi,
diete, farmaci, visite mediche, cliniche private. E poi c’è il
mondo della moda che detta legge: o sei esile e inossidabile o non vali niente.
Naturalmente per uno stilista è molto più facile vestire una
donna “grissino” piuttosto che una donna con tutti i suoi attributi
femminili ben presenti, qualsiasi straccio cade bene su di una creatura scheletrica.
Tutto
questo ha un risvolto decisamente negativo sulla salute fisica e mentale
della donna. I casi di anoressia mentale sono sempre più in aumento
e buona parte di questi sono collegati alla massiccia propaganda che impone
un certo standard di bellezza femminile. Le adolescenti sono soggetti particolarmente
a rischio, in quanto anche un leggero disagio emotivo può renderle
più vulnerabili e quindi più condizionabili. Ciò è dimostrato
anche dal fatto che in quest’ultimo decennio si è abbassata
notevolmente l’età minima in cui ha esordio l’anoressia
nervosa.
Un altro dato interessante ha a che fare con il tono dell’umore.
E’ stato
riscontrato che le donne meno preoccupate del loro peso, tendono ad essere
più ottimiste, più di buon umore e quindi meno esposte ai rischi
della depressione. Insomma una donna può essere bella e felice anche
con qualche in chilo in più.
A proposito di depressione, vale la pena
notare come alcune donne in sovrappeso siano cadute vittime di questo disturbo
proprio in seguito a cure dimagranti intensive, in cui veniva fatto ampio
uso di terapie farmacologiche. Purtroppo è ancora
diffusa la tendenza a prescrivere con una certa “leggerezza” farmaci
dimagranti.
Esiste poi uno stretto legame tra desiderio di dimagrire e consumo
di sigarette. Molte donne in sovrappeso tendono a fumare molto, in quanto
questo sembra che le aiuti a non ingrassare ulteriormente. Così facendo,
il presunto rimedio viene ad arrecare un danno molto maggiore di quello
che avrebbe dovuto scongiurare.
Concludiamo questo argomento con una considerazione
interessante, anche se poco edificante. Nell’ambito della sociobiologia è stato
evidenziato che quando una specie animale si avvia verso il declino, i caratteri
sessuali collegati alla riproduzione cominciano a perdere la loro funzione
di richiamo nei confronti del maschio. Visto in questa prospettiva, il diffondersi
di uno stereotipo di femminilità basato su un modello di donna efebica
e asessuata acquisterebbe un segnale veramente allarmante.
A questo punto
non rimarrebbe che augurarsi un ritorno all’estetica
femminile del cinema anni ‘50, se non proprio a quella rinascimentale!
(Tratto
da Lo stress dell’insegnante, di Mario Di Pietro,
Edizioni Erickson)