Il Mutismo Selettivo è un disturbo d'ansia sociale, che riguarda principalmente soggetti in età evolutiva. Esso è caratterizzato da una persistente incapacità di parlare in particolari situazioni, che si protrae per più di un mese.
Questi bambini sono in grado di capire il linguaggio parlato e hanno la capacità di parlare normalmente.
Il bambino che presenta mutismo selettivo è in grado di parlare e sentirsi a proprio agio finché si rivolge ai genitori e ai fratelli nell’ambiente domestico.
Spesso i genitori descrivono il proprio figlio affetto da mutismo selettivo come un bambino completamente diverso quando è a casa rispetto a quando si trova a scuola o in luoghi pubblici.
Talvolta i genitori affermano addirittura che desidererebbero che il loro bambino con mutismo selettivo parlasse un po’ meno quando è a casa. Può accadere che egli includa anche altre persone, quali un vicino di casa o un amico del cuore, in questa cerchia selezionata di persone con cui parla.
Nella maggior parte dei casi se una persona non è inclusa nella cerchia selettiva del bambino viene a far visita ai genitori, egli rimarrà muto finché questa persona non se ne va.
La maggior parte dei bambini con mutismo selettivo apprendono normalmente e sviluppano competenze scolastiche adeguate.
Vari studi confermano che il mutismo selettivo è collegato a forte apprensione, timidezza e ansia sociale.
I bambini con mutismo selettivo possono rispondere o comunicare le loro esigenze con cenni della testa o puntando il dito.
Alcuni bambini rimangono privi di espressione o immobili fino a quando qualcuno indovina quello che vogliono.
La maggior parte di questi bambini vorrebbe riuscire a parlare in ogni contesto, ma non è in grado di farlo a causa di ansia, paura, timidezza e forte imbarazzo.
Molti bambini con mutismo selettivo partecipano volentieri ad attività che non implicano il parlare. Il comportamento di evitamento non è di solito evidente fino a quando il bambino inizia la scuola.
A volte il bambino viene considerato solo molto timido e si presume che la timidezza sia temporanea e venga superata.
Col passare del tempo il mutismo selettivo viene riconosciuto, ma spesso il bambino si trova ad aver vissuto almeno due anni in cui non ha prodotto nessuna verbalizzazione.
Il comportamento del bambino con mutismo selettivo diventa sempre più difficile da cambiare a causa del lasso di tempo che è trascorso senza alcun intervento.
I primi sintomi del mutismo selettivo sono in genere evidenti in età compresa tra 2 e 3 anni e mezzo. Questi sintomi possono includere una forte timidezza, il nascondersi, una certa riluttanza a parlare in alcune situazioni e la paura delle persone. I sintomi del mutismo selettivo diventano più evidenti quando si richiede al bambino di rispondere verbalmente o di interagire in contesti sociali in cui è previsto il dover parlare, tra questi: la scuola e i diversi ambienti della comunità (giardini pubblici, negozi, chiesa ecc.).
Il Mutismo Selettivo fu segnalato la prima volta da un medico tedesco, Kussmaul, nel 1877 il quale si riferiva a bambini normali che manifestavano mutismo in alcune situazioni. Egli chiamò questa condizione "Asphasia voluntaria", che significa assenza volontaria di linguaggio. Più tardi, un medico inglese, Tramer (1934), descrisse numerosi casi analoghi e coniò il termine "Mutismo Elettivo”. Egli suggeriva che questo termine venisse usato per classificare i bambini che parlavano solo a determinate persone, membri della famiglia o amici intimi, ma non ad altri. Nel 1993 si ritenne che la parola "elettiva" implicasse una decisione deliberata di non parlare con tutti coloro che fossero al di fuori di una cerchia elettiva di persone con cui il bambino parlava . Successivamente, il termine è stato cambiato in Mutismo Selettivo nel DSM IV (1994) per rimuovere la componente di opposizione o intenzionalità.
La causa non è ancora nota. Alcuni studi suggeriscono la possibilità di un'influenza genetica o di vulnerabilità per il mutismo selettivo. Nella maggior parte delle famiglie dove è presente un bambino con mutismo selettivo si sono riscontrati altri casi, oppure sono presenti familiari con problemi di estrema timidezza, attacchi di panico, ansia sociale o altri sintomi ansiosi. Spesso le famiglie di bambini con mutismo selettivo sono famiglie iposocializzate con scarsi contatti con persone al di fuori della cerchia familiare.
In passato, alcuni psichiatri infantili di impostazione psicoanalitica avevano formulato l’ipotesi cheil mutismo selettivo fosse la conseguenza di un abuso sessuale. Fortunatamente, la ricerca ha smentito clamorosamente questa teoria, tuttavia, a causa della valutazione errata dei sintomi, oppure per una maldestra, quanto fantasiosa, interpretazione dei disegni del bambino, alcuni operatori della salute mentale hanno sospettato o accusato i genitori di abusi sul minore, ipotesi che poi si sono rivelate ingiuste e del tutto infondate.
Il sospetto o l’accusa di abuso rivolta ai genitori è devastante e in passato ha causato enorme dolore e dissuaso molte famiglie dal cercare aiuto per i loro figli. C'è sempre la possibilità che alcuni bambini che hanno subito abusi non parlino. Tuttavia, l'abuso non può essere specifico per familiari stretti, ma potrebbe essere perpetrato da qualsiasi adulto, o anche da altri bambini o ragazzi. Si consiglia di contattare le agenzie appropriate solo se vi è una chiara indicazione di abuso.
L'elemento diagnostico fondamentale è che il bambino ha la capacità di comprendere il linguaggio parlato e di parlare normalmente, ma di solito non riesce a farlo in particolari situazioni e luoghi. Questi bambini solitamente mostrano un linguaggio verbale adeguato e competenze interattive nell’ambiente domestico, in presenza di alcune persone con cui si sentono a proprio agio.
Il mutismo selettivo riguarda individui che dimostrano una specifica selettività nello scegliere le persone con cui si parlare, per cui tale diagnosi non riguarda coloro che invece non parlano a nessuno. Vanno inoltre esclusi dalla diagnosi di mutismo selettivo gli immigrati che parlano un'altra lingua, chi ha l'esperienza di mutismo selettivo solo per un breve periodo di tempo, e coloro che improvvisamente e temporaneamente smettono di parlare a causa di un evento traumatico. In questi casi il mutismo è di solito di natura transitoria.
Prendendo in rassegna la letteratura pubblicata si evince che il mutismo selettivo è raro, e si manifesta in meno dell’uno per cento di bambini. Tuttavia si può supporre che sia molto più diffuso tenendo presente che non tutti i soggetti che soffrono del disturbo accedono ad apposite strutture che offrono un intervento clinico. Alcune pubblicazioni suggeriscono che vi è una percentuale leggermente maggiore di femmine che sperimentano il mutismo selettivo rispetto ai maschi. Tuttavia, a causa dei numerosi casi non diagnosticati il rapporto esatto è ancora sconosciuto.
Decisamente sì. Comportamenti associati al mutismo selettivo possono includere scarso o assente contatto oculare, inespressività del viso, immobilità, agitazione quando il soggetto si confronta con delle aspettative generali in situazioni sociali particolari. Questi sintomi non indicano un comportamento capriccioso/viziato del bambino, ma piuttosto un tentativo di controllare l'aumento di ansia. Alcuni possono mostrare ritiro quando qualcuno si avvicina a loro oppure quando vengono toccati. Spesso questa reazione fisica veniva interpretata come conseguenza di un abuso subito, mentre in realtà sono comportamenti che derivano da uno stato di intensa ansia. Alcuni soggetti evidenziano, in comorbilità, un disturbo ossessivo compulsivo e / o sintomi tipici della sindrome di Tourette, e anche una varietà di diverse fobie.
Il mutismo selettivo viene spesso erroneamente scambiato per autismo. Alcuni individui che soffrono di autismo o mostrano sintomi tipici dello spettro autistico hanno diverse capacità linguistiche che non sono particolarmente influenzate da ansia sociale. Al contrario gli individui che mostrano mutismo selettivo sono in grado di parlare e di funzionare normalmente solo in situazioni in cui si sentono perfettamente a loro agio.
Alcuni bambini sperimentano il mutismo selettivo per brevi periodi di tempo, mentre altri lo sperimentano per molti anni. Sulla base della letteratura pubblicata, il mutismo selettivo può risultare persistente e può diventare intrattabile nel corso del tempo; soprattutto se mal diagnosticato e se vengono forniti interventi non corretti che prevedono un lungo e continuo scavare su presunti conflitti inconsci. Alcuni adulti riportano che ancora lottano con i sintomi del mutismo selettivo, mentre altri l’hanno superato. Molti adulti, che ora sono in grado di parlare in determinati contesti sociali riferiscono di avere ancora strascichi del loro mutismo selettivo, quali ansia sociale, timidezza, depressione e attacchi di panico.
L’intervento cognitivo-comportamentale è quello che ha dimostrato di avere maggiore successo. Il trattamento dovrebbe essere condotto da uno psicologo esperto in tecniche comportamentali ed essere attuato in parte nell’ambiente naturale del bambino e non solo all’interno del setting clinico. L’intervento si baserà su obiettivi graduali, includendo la desensibilizzare dall’ansia eccessiva e l’utilizzo di apposite procedure di modificazione comportamentale al fine di motivare il bambino a produrre verbalizzazioni. Mettere sotto pressione il bambino, attraverso punizioni, rimproveri, o promesse di ricompense può essere molto dannoso. È molto importante coinvolgere nel trattamento insegnanti e genitori. Nella fase iniziale bisognerebbe sollecitare la risposta a una richiesta attraverso gesti, per poi arrivare alla produzione di singole parole, solo in seguito, procedendo con cautela, è possibile indurre il bambino a formulare gradualmente piccole frasi. Dopo un trattamento intensivo, molti bambini cominciano a essere in grado di parlare spontaneamente in diverse situazioni sociali.
Ci sono due fattori principali nel determinare quando è necessario il trattamento: l'età e la gravità.
Se il mutismo selettivo persiste per più di un mese, il trattamento dovrebbe iniziare immediatamente. Per il bambino che presenta sintomi lievi, come rispondere a bassa voce, e interagisce in qualche modo con gli altri, il trattamento può non essere immediatamente necessario a meno che i sintomi non si protraggano da molti mesi. A volte è difficile sapere se e quando intervenire, in quanto vi sono diversi livelli di gravità del disturbo. Per coloro che subiscono gravi forme di mutismo selettivo, un intervento immediato è consigliabile perché i sintomi possono aumentare. In generale, un bambino più piccolo ha una buona possibilità di recupero, se trattato in modo corretto, quando è stato da poco inserito a scuola.
I genitori possono aiutare il loro bambino, fornendo tutte le opportunità di socializzazione e di verbalizzazione. Con la consulenza di uno psicologo specializzato in terapia cognitivo-comportamentale, verranno applicate specifiche procedure che dovrebbero essere messe in atto in tutti gli ambienti sociali in cui verbalizzare è difficile. I genitori devono contattare gli insegnanti, il preside, lo psicologo della scuola (quando se ne dispone), o un assistente sociale. Questi professionisti possono svolgere un ruolo molto importante nell'aiutare le famiglie con l'attuazione di un piano di trattamento significativo nella scuola.
Gli insegnanti svolgono un ruolo fondamentale nell’aiutare gli alunni che convivono con il mutismo selettivo. Capire che i sintomi non sono intenzionali ridurrà la frustrazione e la rabbia che gli insegnanti spesso rivelano. Strategie comportamentali coerenti con la situazione devono essere facilmente implementate in classe. Le strategie dovrebbero concentrarsi sulla facilitazione, evitando di costringendo il bambino a parlare. Lode e ricompense somministrate in modo contingente, e partecipazione ad attività di classe saranno tutti contributi essenziali per diminuire l'ansia e aiutare il bambino a sentirsi integrato, autonomo e in un clima di accettazione.
Il mutismo selettivo non è associato a disturbi dell'apprendimento o ad altri disturbi; quindi gli interventi di educazione speciale devono essere considerati con cautela. In realtà non esistono programmi specifici di educazione speciale disponibili per questi alunni. Programmi individualizzati possono essere progettati e realizzati all'interno di ambienti educativi regolari. Altri possono richiedere un coordinamento tra l'istruzione ordinaria e straordinaria e un piano educativo personalizzato, a seconda del livello di abilità e le risorse disponibili all'interno della scuola.
Pochi ricercatori studiano la diagnosi, la valutazione e il trattamento del mutismo selettivo. Gli studi si concentrano sui fattori che contribuiscono all’emergere di questo disturbo, così come l’individuazione di modalità di valutazione efficaci e tecnologie di trattamento del mutismo selettivo. Al centro di ogni intervento bisognerebbe considerare la predisposizione all'ansia, la timidezza, e l’ansia sociale come concause del disturbo stesso.
Il mutismo selettivo
Mario Di Pietro, Chiara Salviato
Il mutismo selettivo
Una guida pratica
Carocci editore
In breve
Il mutismo selettivo è un disturbo d’ansia piuttosto raro ma con un impatto molto negativo sulla vita del bambino. L’assenza di parola, infatti, penalizza sia il suo apprendimento scolastico sia la sua capacità di interagire con gli altri, portandolo a un progressivo isolamento. Perciò è importante intervenire con tempestività per portare il soggetto a sentirsi più a suo agio nell’interazione sociale. Il volume, dopo una breve presentazione del mutismo selettivo, offre ai genitori e agli insegnanti le strategie maggiormente efficaci per affrontarlo nei principali contesti di vita. Il libro può essere utile anche a psicologi e psicoterapeuti che vogliano disporre di una guida pratica per aiutare i pazienti affetti da tale disturbo a uscire dal proprio isolamento.
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