Sito di Mario Di Pietro
Prima
di impiegare specifiche tecniche terapeutiche è preferibile cercare
di portare i genitori e il bambino a concettualizzare il problema secondo
una prospettiva razionale emotiva. Per quanto riguarda i genitori si è rivelato
utile produrre in loro la comprensione di questi assunti fondamentali
che
è ciò che essi pensano sul bambino e sui suoi comportamenti
a determinare le loro reazioni emotive;
alcune
loro reazioni emotive influenzano negativamente il comportamento
del bambino;
le
loro idee e le loro emozioni possono essere sostituite con altre
più adeguate ad aiutare il bambino.
Per quanto riguarda il bambino è utile fargli acquisire consapevolezza
del fatto che ci sono altri modi di sentirsi e di comportarsi nelle situazioni
problematiche che lo riguardano. Si cercherà, quindi, di esplorare con
il bambino le conseguenze negative dei suoi comportamenti disturbati e le conseguenze
positive a cui possono portare altri comportamenti alternativi più adeguati.
Uno dei primi compiti del terapeuta è quello di aiutare il bambino a
riconoscere le proprie emozioni negative. Molti bambini, infatti, ritengono
naturale o addirittura utile avere certe reazioni emotive, in quanto non si
rendono conto dell'esistenza di altre possibilità. A volte i bambini
non riescono neanche a dare un nome ai propri stati d'animo, perché non
conoscono i termini necessari per descrivere le proprie emozioni. Altre volte
hanno, invece, una concezione dicotomica delle emozioni (ad esempio: felice-disperato,
contento-arrabbiato) ed hanno difficoltà a riconoscere condizioni emotive
intermedie. Per queste ragioni è opportuno, in una prima fase dell'intervento
terapeutico, espandere il vocabolario emotivo del bambino, portandolo ad apprendere
diversi termini per descrivere le proprie emozioni.
Quando il livello di sviluppo cognitivo lo consente, si cerca di rendere consapevole
il bambino del meccanismo dellemozione presentandogli, con un linguaggio
adeguato, il modello A-B-C. Questo per costruire una base concettuale su cui
impostare il lavoro terapeutico. Nel far questo, si cercherà di ricorrere
a esemplificazioni facilmente accessibili al bambino, utilizzando anche espedienti
visivi come disegni, poster, fumetti .
L'insight fondamentale per il bambino
consiste nel rendersi conto che i propri pensieri sono "i brutti ceffi" responsabili
delle sue paure. Per far capire al bambino la distinzione tra pensieri razionali
e pensieri irrazionali si farà ricorso a termini quali "pensieri
utili" e "pensieri dannosi".
Le
strategie terapeutiche della REBT si avvalgono di numerose tecniche
cognitive e comportamentali. Spesso si utilizzano metodi di modificazione
del comportamento per produrre un cambiamento cognitivo. Così,
ad esempio, si potrà ricorrere al modellamento di pensieri razionali
per poi rinforzare l'uso adeguato di tali pensieri durante le
attività proposte dal terapeuta. Il modellamento può effettuarsi
anche utilizzando filmati in cui il protagonista pensa ad alta
voce.
Coi bambini più piccoli è utile ricorrere
a semplici drammatizzazioni attraverso l'uso di pupazzi o marionette.
Il nucleo dell'intervento cognitivo sulle paure è la messa in
discussione dei pensieri aventi la caratteristica di "catastrofizzare" sulle
conseguenze dell'evento temuto. Questo lavoro di disputa dei pensieri
disfunzionali può effettuarsi efficacemente solo dopo gli 8 anni.
Esaminare e mettere in discussione i propri pensieri è una novità per
la maggior parte dei bambini. E meglio far apprendere questa abilità con
un approccio impersonale, attraverso storielle od esempi piuttosto che attaccare
direttamente i pensieri irrazionali del bambino.
Un accorgimento utile è quello
di presentare le idee irrazionali di altri bambini e parlare dei loro errori
e di come hanno imparato a superarli.
Una volta appresi i pensieri razionali da utilizzare in presenza di particolari
eventi attivanti, è bene far sì che il bambino possa fare sufficiente
pratica dell'utilizzo di tali pensieri. Ciò può essere
realizzato attraverso prove comportamentali, role-playing e una tecnica chiamata
immaginazione razionale emotiva (rational-emotive imagery o REI.). Quest'ultima
tecnica consiste nel far ripetere al bambino i pensieri razionali precedentemente
appresi, mentre immagina dettagliatamente di trovarsi nella situazione problematica
sotto la guida del terapeuta. La REI termina facendo immaginare al bambino
conseguenze rinforzanti contingentemente all'uso di verbalizzazioni
razionali.
Per consentire una generalizzazione di quanto appreso durante la seduta,
il terapeuta ricorre anche alla prescrizione di attività per casa.
Una delle attività per casa più ricorrenti consiste nel prescrivere
al bambino la ripetizione, più volte al giorno, di pensieri razionali
adeguati. Tali pensieri possono essere inizialmente trascritti su cartoncini
e ripetuti con convinzione immediatamente prima di impegnarsi in qualcosa
di molto sgradevole, applicando così il principio di Prernack. Un'
altra attività per casa molto utilizzata consiste nel prescrivere
al bambino di affrontare le situazioni temute prima con l'immaginazione,
applicando l'immaginazione razionale- emotiva, poi "in vivo" utilizzando
frasi razionali di adeguatezza.
Quando i genitori sono collaborativi, è spesso opportuno ricorrere
a programmi di modificazione del comportamento. L'uso di un sistema
di rinforzi si rivela molte volte utile, in quanto il bambino può non
essere intenzionato a lavorare per cambiare l'emozione inadeguata, come
spesso accade con alcuni tipi di paure. Attivando un sistema di rinforzi,
come ad esempio in un programma a punti, si fornisce un incentivo per motivare
il bambino al cambiamento. Per questi motivi nella pratica della REBT è essenziale
che il terapeuta abbia una conoscenza dettagliata dei principi e delle tecniche
di modificazione del comportamento. Per essere un terapeuta REBT è essenziale
avere dimestichezza con le principali procedure di terapia del comportamento.
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