Sito di Mario Di Pietro
Per
le implicazioni che ciò può avere sulla scelta di una strategia
terapeutica, in questa sede mi soffermerò sulla compresenza
di ansia e depressione.
Alcune ricerche hanno individuato una serie di sintomi che possono comparire
sia nella depressione che nell’ansia. Essi sono: irritabilità, difficoltà a
dormire, mancanza di concentrazione, agitazione, irrequietezza, senso di stanchezza.
Dato il parziale sovrapporsi della sintomatologia non deve sorprendere l’esistenza
di un’elevata correlazione tra questionari misuranti il livello di ansia
e quelli misuranti il livello di depressione. Nella pratica clinica si riscontra
spesso al presenza di problemi di ansia in bambini che sono stati presi in trattamento
per un disturbo depressivo, così come non è raro riscontrare un
umore depresso in bambini per i quali lo scopo del trattamento era un disturbo
d’ansia.
Al fine di massimizzare l’efficacia del trattamento è utile considerare
le somiglianze e le differenze esistenti tra queste due categorie di disturbi.
Per quanto riguarda una prima differenziazione sul piano dell’affettività è stata
proposta una distinzione che prende in considerazione la positività e
la negatività generale delle emozioni sperimentate.
Si è riscontrato che
l’ansia è caratterizzata dalla dominanza di affettività
negativa (paura, nervosismo, irritazione) malgrado siano presenti anche
nei momenti di affettività positiva (eccitamento, entusiasmo,
gioia). La depressione invece è caratterizzata dalla dominanza
di affettività negativa (tristezza, angoscia, colpa) e da una
quasi totale assenza di affettività positiva. Queste osservazioni
ci fanno supporre che un bambino ansioso (ma non depresso) ,malgrado
esperisca un certo ammontare di emozioni negative, conservi ancora la
capacità di divertirsi e di trovare piacere in molte cose. D’altro
canto, invece, un bambino che abbia contemporaneamente un problema di
ansia e di depressione vivrà una condizione doppiamente sfavorevole,
in quanto si troverà a vivere una gran quantità di emozioni
negative senza quasi mai avere il sollievo di qualche parentesi emotiva
piacevole. Sotto il peso di tale sofferenza, il bambino depresso e ansioso
perderà la motivazione a impegnarsi in qualsiasi attività,
peggiorando ulteriormente la propria situazione.
Altre considerazioni sulla differenziazione cognitiva dell’ansia
e della depressione possono essere effettuate dal punto di vista dello
stile attributivo. Si è notato, ad esempio, che nelle situazioni
ansiogene i bambini depressi tendono ad effettuare attribuzioni del
tipo interno (“Sono io la causa di ciò”) in misura
molto maggiore rispetto ai bambini che sono semplicemente ansiosi, ma
non depressi. Per facilitare un più rapido cambiamento nel tono
dell’umore ed un maggior coinvolgimento nella gestione dell’ansia
risulterà allora particolarmente efficace il ricorso ad attività
di “verifica empirica” in cui gli assoluti attributivi possono
essere messi alla prova e contestati.
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