Sito di Mario Di Pietro
Come ha evidenziato la ricerca nell’ambito della RET, gli esseri umani hanno la peculiarità di crearsi la propria sofferenza fin dall’infanzia per mezzo del pensiero, attraverso l’immaginazione e tramite il proprio modo di comportarsi. Per questo nel corso del trattamento si cercherà di agire su tutti e tre questi aspetti del funzionamento umano ricorrendo a tecniche immaginative, comportamentali e cognitive. Nel caso di bambini e adolescenti depressi le principali procedure utilizzate sono: l’automonitoraggio la programmazione di attività, la messa in discussione delle idee irrazionali, la modificazione dello stile attributivo, l’autovalutazione e l’autorinforzo.
Questa procedura implica l’osservazione del proprio comportamento sia esso esterno (azioni) che interno (pensieri, immagini). L’annotazione di queste osservazioni può avvenire attraverso appunti non strutturati o mediante apposite schede contenenti elenchi predeterminati di eventi da osservare. Poiché i bambini depressi spesso hanno difficoltà nel soffermarsi su eventi spiacevoli, sono stati messi a punto appositi questionari che riportano elenchi di attività gradevoli per bambini e ragazzi di diverse età. Il bambino passerà in rassegna gli eventi indicati contrassegnando ciò che gli è realmente accaduto. Questo metodo è utile in fase di accertamento diagnostico, per individuare quei bambini che, a causa della loro depressione, non sembrano ricavare alcun piacere da attività comunemente gradite ai loro coetanei. Nel vivo del trattamento lautomonitoraggio viene utilizzato per ottenere una sorta di diario quotidiano delle attività piacevoli e per notare il rapporto tra la quantità ed il tono dell’umore del bambino.
Consiste nell’aiutare il ragazzo depresso a programmare sistematicamente le attività quotidiane. Il terapeuta assiste il giovane paziente nel pianificare i propri obiettivi giorno per giorno. Lo scopo è quello di favorire un aumento delle attività gradevoli e costruttive ed incrementare la tendenza a soffermarsi su pensieri positivi.
Con questa espressione ci si riferisce alla procedura ideata da Albert Ellis per mettere alla prova, attraverso una strategia dialettica, le modalità disfunzionali di valutazione della realtà adottate da paziente. I soggetti depressi spesso considerano se stessi in modo totalmente negativo e tendono a giudicare il mondo circostante come interamente ostile. Solitamente i terapeuti RET fanno ricorso a una vasta gamma di espedienti di dissuasione attuando con molta creatività la procedura della messa in discussione.
Col termine stile attributivo, si intende la modalità con cui l’individuo interpreta gli eventi esterni (ad esempio: “Lo ha fatto apposta, ce l’ha con me”). Nel corso dell’intervento terapeutico si rende consapevole il bambino delle sue più frequenti attribuzioni disfunzionali e di come trasformarle per renderle più obiettive e realistiche. Al riguardo spesso si introducono situazioni ipotetiche, chiedendo poi al bambino di fornire una sua interpretazione dell’evento. In base a ciò che il giovane paziente riferisce, si valuta quanto la sua attribuzione possa essere considerata adeguata in relazione al suo benessere emotivo. Si attiveranno poi opportune strategie correttive al fine di favorire l’acquisizione di modalità di pensiero più obiettive.
Una caratteristica della depressione, sul piano cognitivo, è la tendenza ad effettuare valutazioni distorte dei propri comportamenti. Ciò spesso deriva dalla tendenza a porsi degli standard molto elevati di prestazione, che risultano estremamente difficili da conseguire. Fortunatamente i bambini possono essere allenati affinché apprendano a valutare in modo corretto il loro comportamento e a porsi livelli di prestazioni più accessibili.
Questa componente del trattamento si riferisce all’apprendimento, da parte del bambino, di modalità di autoricompensa contingenti sul manifestarsi di comportamenti adeguati. E’ una procedura inclusa in vari tipi di terapia cognitivo-comportamentale con l’intento di favorire l’acquisizione di capacità di autocontrollo. Il terapeuta aiuta il giovane paziente a individuare specifici compiti da eseguire. Quando il comportamento viene manifestato in modo corretto può essere rinforzato in una varietà di modi, come, ad esempio, passando un po’ di tempo in un’attività gradevole o concedendosi una ricompensa tangibile. Un’altra possibile ricompensa interna consiste nel soffermarsi a pensare all’attività svolta, congratulandosi con sé stesso per il buon lavoro svolto.
E’ una procedura in cui il terapeuta suggerisce al bambino una scena da immaginare in tutti i suoi particolari. Viene attuata chiedendo al bambino di chiudere gli occhi, cercando di calarsi nel modo più dettagliato possibile nella scena che gli verrà descritta. I contenuti delle scene possono essere i più disparati, ma dovranno, in ogni caso, essere direttamente collegati all’obiettivo del cambiamento.. Lo scopo è quello di allenare il bambino a familiarizzare con nuove modalità di comportamento funzionali ad un miglioramento dell’umore. Attraverso la pratica immaginativa il bambino apprenderà inoltre ad associare modi di pensare costruttivi alle situazioni solitamente collegate a reazioni disforiche.
Il terapeuta, nell’impostare il trattamento, dovrà
tenere conto che il basso livello di motivazione causato dalla
depressione potrà ostacolare l’esecuzione delle varie
attività prescritte al bambino tra una seduta e l’atra.
Se il bambino prova un senso di impotenza non riuscirò
ad impegnarsi in nessun compito, ritenendo che tanto “non
ne vale la pena”. Il terapeuta dovrà quindi cercare
di attivarsi per coinvolgere il più possibile il bambino,
facendogli notare come l’esecuzione di certe attività
possa aiutarlo a sentirsi meglio. A tal fine sarà bene
incoraggiare ogni minimo impegno nelle attività prescritte.
Quando è possibile sarebbe bene ottenere anche la collaborazione
dei genitori i quali potranno fornire un valido supporto nell’incrementare
il livello di motivazione del bambino. E’ importante che
i genitori inizialmente evitino di porre troppe richieste al figli
e che si trattengano dall’essere eccessivamente critici
nei suoi confronti.
Nell’ambito di ogni seduta, il terapeuta avrà cura
di dare un certo spazio ad attività piacevoli e divertenti.
Questo è molto importante, in quanto il bambino depresso
tende a sviluppare un atteggiamento anedonico ritenendo di essere
incapace di trovare divertimento in qualsiasi cosa. Se lo si riesce
a coinvolgere in qualche gioco (ad esempio, giochi al computer
o a qualche gioco, da tavolo), il bambino rimarrà spesso
piacevolmente sorpreso accorgendosi di essere riuscito a impegnarsi
in un’attività gradevole.